mercoledì 25 maggio 2016

MA CHE RAZZA DI ANTIMAFIA... FAI ?



Giulio Francese, in occasione di "Informazione è Libertà", sabato 14 Maggio scorso a Sant'Agata di Militello, ha ricordato non solo la figura del padre Mario, ma anche quella di Pippo Fava.
Lo ha fatto citando un pensiero del giornalista catanese ucciso dalla mafia nel 1984, che riportiamo:

«Io ho un concetto etico del giornalismo. Ritengo infatti che in una società democratica e libera quale dovrebbe essere quella italiana, il giornalismo rappresenti la forza essenziale della società. Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza della criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili, pretende il funzionamento dei servizi sociali, tiene continuamente allerta le forze dell'ordine, sollecita la costante attenzione della giustizia, impone ai politici il buon governo».

Ma Fava, aveva maturato una lucidità quasi premonitrice sui rapporti, già allora osmotici, tra mafia, politica e affari.

Tanto che si spinse serenamente a dire, intervistato da Enzo Biagi:
"Mi rendo conto che c'è un'enorme confusione sul problema della mafia. I mafiosi sono in ben altri luoghi e in ben altre assemblee. I mafiosi stanno in Parlamento, i mafiosi a volte sono Ministri, i mafiosi sono Banchieri, i mafiosi sono quelli che in questo momento sono ai vertici della nazione. Se non si chiarisce questo equivoco di fondo, non si può definire mafioso il piccolo delinquente che arriva e ti impone la taglia sulla tua piccola attività commerciale, questa è roba da piccola criminalità, che credo abiti in tutte le città italiane, in tutte le città europee. Il fenomeno della mafia è molto più tragico ed importante…".

Erano i primi anni '80. 
Si può immaginare dopo oltre 30 anni che la mafia sia tornata nelle campagne, coppola in testa e lupara in spalla ?
Ma Falcone già 30 anni fa non ci aveva insegnato che per trovare la mafia, bisogna inseguire il denaro ?
Quegli insegnamenti sono oggi ancora validi ?

La risposta è si.
Si, perché, per fare un esempio recente, il Presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci, inseguendo i denari dei contributi italiani ed europei ad agricoltori ed allevatori, ha trovato e audacemente disinnescato uno dei meccanismi più rodati di finanziamento dei clan di Cosa Nostra, meritandosi non solo l'odio e la vendetta delle cosche, ma anche una sventagliata di pallettoni ...

Ma se la mafia è interessata ai contributi all'agricoltura, si può veramente pensare che non lo sia altrettanto ai grandi affari ?
Alle grandi opere pubbliche ? Alla gestione del ciclo dei rifiuti ?
Al riciclaggio del denaro che proviene dai traffici illeciti di armi e stupefacenti ?

Pare – ovviamente – di si. E ciò stando anche, per fare un esempio, a recenti operazioni della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, nell'ambito di una delle quali, la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale etneo,  ha disposto l’amministrazione giudiziaria della Tecnis SpA, della Artemis SpA e della Cogip Holding Srl nonché il sequestro delle relative quote ed azioni per un controvalore di circa 1,5 miliardi di euro, perché l’attività imprenditoriale di tali ditte – secondo gli investigatori – sarebbe stata asservita agli interessi di Cosa Nostra. Ditte alle quali è stato nominato un amministratore giudiziario per un periodo di sei mesi - ulteriormente rinnovabile - al fine di risanare e reimmettere nel mercato le aziende, in modo che possano operare nel rispetto delle regole ed al riparo da infiltrazioni mafiose.

Di fronte a questo quadro generale così terribile e inquietante, ci si può limitare da parte di alcuni soggetti istituzionali e da parte delle associazioni antiracket, a fare antimafia parolaia, di circostanza, da parata solenne ?
Se nei propri statuti ci si impone quale scopo la lotta contro il racket delle estorsioni e dell’usura e contro “…ogni forma di illegalità…”, ci si può voltare costantemente dall’altro lato quando un’intera città ed un intero comprensorio è attanagliato da un groviglio politico-mafioso e dedicarsi soltanto, e ormai raramente, a quello che Pippo Fava, trent’anni fa, definiva “…piccolo delinquente che arriva e ti impone la taglia sulla tua piccola attività commerciale…” ?
Attività commerciali ormai al collasso strutturale, mentre il vero business delle organizzazioni politico-criminali sono ancora le decine di milioni di euro pubblici e delle comunità, per le grandi opere e le discariche…

PD Sant’Agata

 


Nessun commento:

Posta un commento