lunedì 4 settembre 2017

IL GRUPPO PD PROPONE I "PARCHEGGI ROSA”



"Il Capogruppo del PD Nicola Marchese ha presentato una proposta di mozione al Consiglio Comunale di Sant’Agata di Militello, per impegnare l’Amministrazione alla istituzione dei “parcheggi rosa” gratuiti per le donne in gravidanza e le neomamme. 


Le aree dovrebbero essere individuate in corrispondenza di scuole, asili, farmacie, sanitarie, ed altri punti strategici come gli uffici dell’ASP, l’Ospedale e gli ambulatori dei medici pediatri, rilasciando alle richiedenti un “pass” da esporre sul cruscotto, valido per la durata della gravidanza e fino ad un anno di età del bambino. 

”L’esperienza è comune a grandi città ed centri minori (come ad esempio Messina e Capo d’Orlando) –  spiega il capogruppo del Pd - e certamente non costituirebbe sacrificio particolare per le casse comunali, vista anche la scarsa capacità di trarre introiti dagli stalli che attualmente sono destinati alla sosta a pagamento, contrassegnati con le strisce blu”.

Fonte AM Notizie
https://www.amnotizie.it/2017/09/04/santagata-militello-marchese-propone-parcheggi-rosa/


Gruppo PD Sant'Agata

venerdì 11 agosto 2017

ADOZIONE DELLE AREE VERDI: ATTUATA LA PRIMA CONVENZIONE.


Era il 9 Febbraio del 2015 quando il Consiglio Comunale approvava una mozione a firma dei Capogruppo PD e Megafono che impegnava l’Amministrazione Comunale “…ad incentivare con ogni mezzo utile la concreta attuazione delle convenzioni con soggetti privati e sponsor per la “assegnazione della gestione di interventi a tutela dell’ambiente urbano”.

Recentemente il Capogruppo PD aveva interrogato l’Amministrazione Comunale sullo stato di attuazione di quella mozione.

Ma nei giorni scorsi si è potuta registrare la concreta attuazione della prima convenzione, stipulata con la ditta Parafioriti Costruzioni Srl, che ha “adottato” la rotonda di Villa Padre Pio (nella foto in alto).

La speranza è che molti altri cittadini, imprenditori, associazioni, circoli e istituti scolastici possano decidere di seguirne l’ottimo esempio.

"Ringrazio l'assessore Testa per avere lavorato a questo progetto che purtroppo non è ancora decollato come avrei desiderato e ringrazio la Parafioriti Costruzioni Srl per avere dato un segnale concreto e tangibile di amore per Sant'Agata", è quanto dichiara il consigliere Marchese che aveva proposto la mozione, il quale aggiunge "...sono convinto che la qualità dei servizi e quindi della vita quotidiana dei cittadini possa essere migliorata a "costo zero", prestando ascolto a chi, dentro e fuori le istituzioni comunali, offre il proprio contributo in termini di idee e progetti su come si possa intendere in modo profondamente diverso la vita di una comunità come la nostra".


Gruppo PD Sant’Agata  

giovedì 3 agosto 2017

DIPARTIMENTI PD: L’ECCELLENZA E’ DONNA (…E SICILIANA) !



Circa dieci giorni fa la stampa nazionale ha dato ampio risalto alla nomina da parte del Segretario PD Matteo Renzi di quaranta donne e uomini (in perfetta parità di genere, come esige lo Statuto del Partito) a guida dei Dipartimenti che affiancheranno il segretario e la segreteria nei prossimi mesi, nelle più varie aree tematiche.

Scorrendo i quaranta nominativi ci si accorge però che non uno solo, ma ben tre sono Siciliani.

Ed anzi, in una “tornata” di nomine interne all’organigramma del Partito in cui è grandissima l’attenzione per le donne e per le mamme, le Siciliane capo dipartimento sono ben due …e che Siciliane !

Si tratta di Anna Grassellino (34 anni di Marsala) e Patrizia Torricelli (di Messina).

Anna Grassellino è ingegnere elettronico, ha studiato a Pisa, prima di trasferirsi negli Usa per un dottorato in fisica all’università della Pennsylvania. Oggi lavora al Fermilab di Chicago come professore associato a capo di un team di venti persone. 

Quest'anno ha vinto il "Presidential early career award for scientists and engineers", la più alta onorificenza conferita dal governo degli USA a giovani scienziati ed ingegneri nelle prime fasi della loro carriera, conferitagli dall'ex presidente Barack Obama, per il suo lavoro di ricerca sugli acceleratori di particelle. 

«La mia ricerca riguarda le cavità superconduttive a radiofrequenza, una tecnologia utilizzata negli acceleratori di particelle di ultima generazione», ha spiegato. Il suo gruppo ha scoperto un meccanismo per triplicare l’efficienza del materiale superconduttore, il niobio, «dopandolo» con atomi di azoto. «Questo consente di ridurre i requisiti di raffreddamento, abbassando i costi di costruzione e aumentando la performance energetica». 

Il progetto per il quale è stata premiata riguarda, appunto, la costruzione di un nuovo tipo di acceleratore in grado di produrre un fascio di particelle a struttura continua con un’intensità mai raggiunta finora. 

L’obiettivo della Grassellino per i prossimi anni è di «spingere i limiti di questa tecnologia per studiare la fisica delle particelle, esplorando applicazioni anche in biologia e medicina.»

La Grassellino, che è marselese doc, anche se vive e opera da tempo all’estero, è stata quindi nominata responsabile del Dipartimento per gli Italiani all’estero.

Patrizia Torricelli è invece un’eccellenza tutta Messinese, di cui il PD provinciale non può che andare fiero.

Laureata in Lettere classiche presso l’Università degli Studi di Pisa nel 1972, con il massimo dei voti e la lode, si è perfezionata in Glottologia e Linguistica.

Ha insegnato presso l’Università degli Studi di Pisa dal 1973 e si è specializzata in Linguistica presso l’Ecole Pratique des Hates Etudes di Parigi.

Ha poi insegnato all’Università degli Studi di Messina fin dal 1987, collaborando attivamente con altri importanti atenei.

E’ autrice di numerosi articoli scientifici sui temi della comparazione linguistica, dell’indoeuropeistica, della semantica, della teoria della lingua, della ricostruzione linguistica dei modelli culturali di pensiero, della comunicazione linguistica e della didattica della lingua, pubblicati in Riviste di rilevanza nazionale e internazionale.

Alla Torricelli è stato quindi affidato il Dipartimento per l’Editoria.
  
Insomma Renzi parte con il piede giusto e nello scegliere i collaboratori della sua segreteria, valorizza uomini e donne che possono finalmente dare un reale contributo al loro Paese grazie alle competenze, alle professionalità e alla passione che serve oggi in Italia per continuare a fare Politica, credendoci.

Gruppo PD Sant'Agata


domenica 16 luglio 2017

GIOVANNI FORMICA... CHAPEAU



Chapeau a Giovanni Formica, Sindaco di Milazzo, per la sua presa di posizione coraggiosa e probabilmente impopolare sulla questione migranti. Gli dedichiamo questo post perchè riteniamo che un Sindaco non amministri un Condominio, ma debba essere anche guida morale laica di una comunità.
 

«Ho appena avvisato il Prefetto di Messina che il Comune di Milazzo è pronto, se si renderà necessario, a mettere a disposizione una scuola per ospitare i migranti che in queste ore stanno sbarcando a centinaia in Sicilia. Naturalmente la soluzione offerta potrà servire a gestire la fase di emergenza, che poi è sempre la più delicata.

Milazzo è una città aperta, che crede nel valore della solidarietà e della contaminazione positiva tra le culture. Ed è terra di migranti. Molti nostri concittadini in anni passati ne hanno sperimentato la difficile condizione.

Non possiamo, quindi, rimanere insensibili di fronte al dramma di centinaia di persone che fuggono dalla morte e dalla persecuzione – prosegue il primo cittadino – . Donne gravide, bambini, giovani disperati che sognano pace e normalità. 

Ogni volta che lo Stato è chiamato ad una sfida difficile, le Istituzioni tutte hanno il dovere di collaborare nell’interesse superiore della Nazione».

Giovanni Formica
Sindaco di Milazzo

mercoledì 17 maggio 2017

PERCHÉ IL 23 MAGGIO NON ANDRÒ ALL'ANNIVERSARIO DELLA STRAGE DI CAPACI



Si avvicinano anniversari veramente importanti per la nostra storia recente. Fatti che hanno sconvolto la società italiana e che hanno turbato per sempre il nostro "modo" di essere e di sentirci Siciliani. Vogliamo riflettere condividendo queste considerazioni amare di Saverio Lodato. 



"La tentazione istintiva sarebbe quella di beffare il calendario, ignorare l’anniversario tondo”, il quarto di secolo, non scrivere una riga e respingere al mittente le sollecitazioni del rito della retorica che in Italia può contare su legioni di officianti.

Verrebbe da dire che non se ne può più. Non se ne può più di sentir ripetere sempre le stesse cose, veder riproporre sempre le stesse immagini, battere la grancassa degli “eroi”, dare voce alla vena straziante della strage di Capaci, perché sul ricordo dei corpi maciullati di Falcone, Francesca Morvillo, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, Vito Schifani, in molti giocano facile.

E non se ne può più, mentre parte il Coro di Stato, di assistere al consueto silenzio stucchevole sulle cose che contano.

Le cose che dovrebbero contare. E quando diciamo “cose”, ci riferiamo alle risposte che venticinque anni dopo un'intera comunità, insieme alle sue Istituzioni, avrebbero dovuto avere il diritto di trovare.

L’abbiamo capito, lo sappiamo: a Capaci morirono tutti per noi.
Fecero il loro dovere mettendo in conto che sarebbero stati assassinati. Lo sappiamo bene.

Ma una buona volta si dicesse anche il resto, quello che non si vuole dire. O è tanto difficile, tanto innominabile, tanto inconfessabile? La verità taciuta, negata, che pure è sotto gli occhi di tutti. Di questo qui si sta parlando. Che vogliamo dire?

Che Falcone fu pugnalato alle spalle dalla Politica, dalle Istituzioni, dal Potere romano e siciliano. Che Falcone subì, professionalmente parlando, almeno per tre volte la “morte civile”: quando non venne nominato capo dell'ufficio istruzione di Palermo, quando non venne eletto consigliere del Csm, quando gli fu impedito di dirigere la Procura nazionale antimafia. Che proprio lui, all'indomani del fallito agguato dell'Addaura che lo vide come bersaglio, ci parlò di “menti raffinatissime che hanno il volto delle istituzioni”. Solo dopo che la sua immagine era stata abbondantemente scempiata, venne fisicamente eliminato.

E ci accorgiamo, mentre quest’elenco di ripetute sconfitte di Falcone ci scappa quasi di mano, di non sapere assecondare quella tentazione istintiva di beffare il calendario al quale facevamo riferimento all’inizio.

E come potremmo noi avere la coscienza tranquilla, un quarto di secolo dopo, se non tornassimo a riproporre la stessa identica, quasi ossessiva, domanda che ancora oggi ci accompagna: davvero crediamo che ci fu solo Mafia dietro il quasi ventennio dello stragismo in terra di Sicilia? La risposta, dai processi - e non è che non se ne siano fatti -, non è venuta. E altri processi ancora ci sono. E altri ne verranno.

A riprova del fatto che quella domanda è tutto tranne che ossessiva.
Ogni qual volta viene fatto un sondaggio, curiosamente impiantato sulla medesima domanda: secondo voi è più forte lo Stato o è più forte la mafia?, la stragrande maggioranza degli interpellati si dice sicura che la mafia è più forte. Nessuno se ne cura. I giornali registrano e tirano avanti in vista della celebrazione dell'anniversario che schiererà in bella mostra tutte le bandiere e i drappi e i pennacchi e gli alamari di cui dispone. Come se niente fosse. Nessuno che faccia il passo successivo con un sondaggio impiantato su quest'altra domanda: secondo voi lo Stato italiano, in quelle stragi, ebbe un suo ruolo indipendentemente dal ruolo avuto dalla mafia?

No, la mafia non agì da sola. Lo sappiamo benissimo. E anche questo la stragrande maggioranza degli italiani lo sa benissimo.

Giunti a questo punto, non possiamo esimerci dal fare qualche osservazione sullo stato della lotta alla mafia. E vogliamo farlo in previsione del 23 maggio: se anniversario deve essere, che anniversario sia.

Negli ultimi due anni abbiamo assistito a troppi fatti eclatanti, autentici scandali.

Valga per tutti la scoperta dell'esistenza di un clan istituzionale che dentro il Palazzo di giustizia di Palermo era riuscito nel miracolo di fare diventare il sequestro e la confisca dei patrimoni mafiosi un gigantesco business a vantaggio dei “soliti noti”. Abbiamo visto imprenditori Paladini della legalità finire in galera o sotto inchiesta per accuse infamanti. Vediamo che i magistrati di breve corso negli anni di Falcone e Borsellino sono diventati oggi politici di lungo corso che si atteggiano a veterani di una materia che da un ventennio non trattano più.

Vediamo che circolano troppi soldi, troppi finanziamenti di Stato, a beneficio di una pletora di fondazioni, centri studi, enti di ogni tipo, le cui finalità concrete sfuggono agli occhi dell'opinione pubblica.

Vediamo, per adoperare altri esempi tratti dalle cronache, che nel Palazzo di giustizia di Caltanissetta e in quello di Milano, i mafiosi hanno tranquillo accesso nelle stanze più segrete. O che Totò Cuffaro, il presidente della regione siciliana condannato per mafia dalla Cassazione, tiene lezioni dalla cattedra a aspiranti giornalisti.

Che cosa dobbiamo ancora vedere e sentire?

Giovanni Falcone ha vinto? Abbiamo fatto tesoro delle sue intuizioni, del suo insegnamento?

Maria Falcone, che sarà la grande madrina delle cerimonie del 23 maggio, racconterà tutto questo ai giovani che arriveranno da ogni parte d'Italia? Aprirà loro gli occhi su chi furono i responsabili veri dell'uccisione di suo fratello? Spenderà qualche parola sulla natura dei rapporti fra lo Stato italiano e la mafia? Dirà finalmente cosa pensa del processo di Palermo sulla Trattativa Stato-Mafia? Si accorgerà finalmente che “le menti raffinatissime”, denunciate ieri da suo fratello Giovanni, sono le stesse che ostacolano oggi Nino Di Matteo nella ricerca di una stessa verità?

No. Non lo farà. Non può farlo. Perché ormai da tempo, come scrivemmo di recente, le istituzioni hanno fatto la scelta di santificare tutte le vittime di mafia. Ecco perché ormai l’anniversario della strage di Capaci è diventato un appuntamento stanco. E ho cercato di spiegare perché non ci sarò.

Saverio Lodato